Forse pochi sanno che Il Tenente Colombo, uno dei telefilm più noti e seguiti degli anni ’70 e ’80, nasce da un testo teatrale: Prescrizione: assassinio (Prescription: Murder), scritto nel 1962 da William Link e Richard Levinson, e andato in scena per la prima volta al Curran Theatre di San Francisco nello stesso anno.
Autori di noir di successo come Murder, she wrote (La signora in giallo), Ellery Queen: Don’t look behind you, Mannix e, appunto, il tenente Colombo, i due autori si erano conosciuti al liceo e avevano subito iniziato a collaborare su quella che era lo grande passione: i gialli.
Il testo ebbe un tale successo – nelle sale teatrali americane e canadesi - che nel 1968 ne fu realizzato un film TV, con Peter Falk nel ruolo che lo avrebbe poi reso celebre in tutto il mondo. Il primo episodio della serie TV, Un giallo da manuale, del 1971, fu diretto da un giovanissimo Steven Spielberg.
In Prescrizione: assassinio si trovano già tutti i temi e lo stile del personaggio di Colombo che i due autori americani avevano creato ispirandosi al detective Porfiry Petrovitch di Delitto e Castigo di Dostoevskij: un uomo trasandato e maldestro, che apparentemente ama compiacere gli altri e che tende a sminuire le sue doti d’investigatore e di uomo, ma che in realtà è sagace e ironico, un fine conoscitore della natura umana, capace di apparire e scomparire nei luoghi e nei momenti più impensati con infallibile tempismo. Ma Colombo è anche il poliziotto proletario che consegna alla giustizia criminali che appartengono a classi agiate e che lo sottovalutano, giudicandolo in base alle apparenze. Un eroe della lotta di classe. Ma non solo, Colombo presta attenzione al suo lavoro 24 ore al giorno, appare distratto, magari perde in continuazione le penne, ma non perde mai il focus sul caso da risolvere. E, in un’epoca dove l’attenzione è diventata una virtù rara, e la disattenzione un’abitudine, ecco che il personaggio di Colombo si manifesta nella sua impressionante attualità. Come in tutti i telefilm che seguiranno, anche in Prescrizione: assassinio, lo spettatore è da subito testimone dell’omicidio: il dottor Fleming è un brillante psichiatra di New York, che non riesce più a tollerare il matrimonio con la moglie, una donna possessiva che ha sposato solo perché ricca. Assieme alla sua giovane amante Susan, un’attrice di soap, architetta il piano perfetto per uccidere la moglie. Ma sulla sua strada troverà il tenente Colombo.
Dalla prima scena in poi, il racconto si dipana non sulla traccia del “chi è stato” come accade in Agatha Christie, ma sul filo del “come fare a prenderlo”, con il modesto ma acuto Colombo che lavora ostinatamente per smascherare l’alibi “perfetto” dell’assassino. In questo ‘modus operandi’ ritroviamo temi cari ad Alfred Hitchcock, che in Il delitto perfetto, del 1954, aveva fatto da battistrada a un nuovo modo di intendere il giallo.
Un indizio apparentemente insignificante alla volta - lacci delle scarpe, caviale, aria condizionata – il duello tra Colombo e lo psichiatra si dipana fino ad arrivare ad un sorprendente epilogo.
Il testo ci immerge nell’atmosfera newyorchese dell’inizio degli anni ‘60: una città sporca e malfamata, minacciata dalla criminalità e animata da nuovi immigrati che ne ridisegnano la fisionoma trasformandola nella metropoli multiculturale di oggi. Il sogno americano comincia a vacillare dopo gli anni del boom e, mentre le istanze della postmodernità mettono radici nell’arte e nella letteratura, il cinema e il teatro recepiscono il relativismo etico ed esistenziale che attraversa la società e la cultura definendo un nuovo tipo di attore/personaggio. Agli eroi senza macchia interpretati da James Stewart e Cary Grant, si sostituiscono le interpretazioni crude e naturalistiche di attori come Marlon Brando, e i personaggi maschili non hanno più la necessità di sembrare infallibili, ma possono finalmente mostrare le loro fragilità, le loro mancanze, le loro paure.
Con la sua aria trasognata e l’impermeabile perennemente spiegazzato, Colombo, e Peter Falk, s’inscrivono perfettamente nel profilo di questo attore nuovo, che ha studiato da Stella Adler e che rigetta gli schemi classici delle major hollywoodiane. Non è un caso che lo stesso Falk sia stato uno degli attori feticcio di un altro grande rivoluzionario del cinema e della recitazione americana: John Cassavetes. E non è un caso che Wim Wenders (che odiava il mezzo televisivo ma che adorava Colombo), lo inserisca nel suo capolavoro Il cielo sopra Berlino, sia in quanto Peter Falk, ma anche come Tenente Colombo: lo intravediamo infatti apparire nella tv di una vetrina di un negozio di elettrodomestici nel film. Prescrizione: assassinio riproduce nella scenografia, nei costumi e nelle musiche, l’atmosfera affascinante e cupa dei primi anni ’60 a New York, collocando l’azione in due luoghi principali: lo studio dello psichiatra e la sua abitazione. Gli attori e le attrici, seppur calati nel linguaggio dell’epoca, restituiranno una credibilità contemporanea nella recitazione minimale, asciutta e realistica dei dialoghi serrati e, a tratti, brillanti, di Link e Levinson. Un equilibrio, questo, che si rifletterà anche nella colonna sonora, che ci riporterà indietro con le note jazz in pieno stile Blue Note ma che ci terrà ancorati al presente con il nu-jazz di Bugge Wesseltoft, Bohren & Der Club of Gore e John Zorn.
Un cast di attori di talento e di provata esperienza, come Gianluca Ramazzotti, Pietro Bontempo, Samuela Sardo, Sara Ricci e Nini Salerno abiterà, sera dopo sera, gli ambienti fumosi disegnati da Alessandro Chiti e illuminati da Giuseppe Filipponio, mentre i costumi sono firmati da Adele Bargilli.
Le ambizioni economiche, le frustrazioni d’amore e la genialità ‘sottotono’ del tenente più famoso della storia della televisione rivivono nella pièce che ha dato inizio alla fortunata e brillante serie TV.
Marcello Cotugno
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